16 SET – Tra stipendi bassi, carichi di lavoro inaccettabili e anni di blocco del turn over chi può lascia il Paese e così l’Italia si trova a vivere un paradosso: da un lato siamo il Paese che ha più bisogno di medici, dall’altro quello che vanta il record di fughe di camici bianchi all’estero.
Lo spiega Antonio Magi, segretario generale del SUMAI Assoprof, in un’intervista rilasciata al quotidiano economico il Sole 24 Ore.
Magi spiega con i numeri la situazione ovvero che in “Europa un medico su due che fa le valigie (il 52% per l’esattezza) parla italiano. Sono 1.500 i medici con in tasca la specializzazione che emigrano ogni anno, anche da Regioni ricche come il Veneto (80 in fuga ogni anno) e in generale dal Nord del Paese. Dove, ironia della sorte, i concorsi per le specialità più impegnative vanno deserti”.
E questo è dovuto al fatto che il nostro sistema è “poco attrattivo” a causa “di stipendi bassi, carichi di lavoro inaccettabili e anni di blocco del turn over”.
“Nessuno in Europa – si legge ancora – si avvicina a questo primato che tra l’altro segna un altro grande spreco per il nostro Paese: formare un medico specialista costa fino a 250mila euro. In pratica ogni anno regaliamo 350 milioni agli altri Paesi che ringraziano per i 1500 dottori già formati da assumere. Il paradosso tra l’altro è che l’Italia si trova nel pieno di una emergenza di carenza di medici (ne mancano subito 8mila, e altri 16500 fino al 2025).
E così se da una parte ci sono le Regioni che elemosinano medici e sono costrette a lavorare di fantasia richiamando pensionati o camici bianchi con le stellette; dall’altra si registra questa grande fuga degli specialisti che lasciano il Paese in cerca di un contratto – e di un futuro – migliore. In Europa e, perché no, negli Emirati Arabi che offrono compensi stellari tra i 14mila e i 20mila euro al mese. Con tanto di abitazione, scuola per i figli e autista. Una voglia di estero che si respira già tra gli aspiranti medici: ai test di accesso per Medicina in inglese si sono presentati in 10450 per solo 761 posti disponibili. Erano 7660 l’anno scorso. Le domande sono cresciute del 30%”.
“Negli ultimi 3-4 anni ben 4.700 specialisti hanno lasciato l’Italia per trovare occupazione in Paesi europei che, come il nostro, hanno sbagliato la programmazione ma che oggi corrono ai ripari garantendo condizioni di lavoro migliori anche ai professionisti stranieri”, spiega il segretario nazionale Sumai Antonio Magi. Tra le destinazioni spicca la Gran Bretagna, che ha avviato per prima la sua attività di recruiting, ma anche altri paesi ricchi di appeal (per stipendi doppi dei nostri e benefit qui impensabili), come la Francia (la seconda scelta) e la Germania. Il dettaglio sugli stipendi spiega molto, se non tutto, dell’esterofilia dei camici bianchi nostrani: l’Olanda, che si piazza al top, offre una retribuzione annua di 255mila euro. Mentre l’Italia è penultima in classifica prima della Grecia, con i suoi 61.130 euro (che raggiungono gli 80mila euro con l’indennità di esclusiva). Potenzialmente, tra gli specialisti già formati (26.550) ma che da noi sono ancora a spasso e i giovani medici in via di specializzazione (33.450 circa), l’Italia rischia di esportare oltre 50mila camici bianchi.
“Uno spreco di capitale umano e professionale enorme – conclude Magi –. Serve una politica seria di assunzioni di quanti hanno già completato l’iter formativo, rendendo più attrattivo il nostro Ssn. Mentre diciamo no alle scorciatoie che consentono l’accesso a tempo indeterminato ai laureati non specializzati, che contribuirebbero alla progressiva svalutazione della formazione, fingendo equivalenza di competenze e conoscenze”