19 GEN – Con l’arrivo del nuovo anno Quotidiano Sanità ha voluto promuovere un forum con diverse associazioni sindacali del settore per mettere a fuoco preoccupazioni e aspettative. Per il segretario del Sumai le priorità consistono in: “una reale considerazione per il territorio, in particolar modo per la specialistica ambulatoriale interna; superare il criterio dell’incompatibilità tra pubblico e privato accreditato che rende il Ssn non attrattivo specie per i più giovani e attenzione al fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari. Tutti, nessuno escluso”

Antonio Magi prosegue “la priorità del SUMAI è il riconoscimento del ruolo della Specialistica ambulatoriale interna da sempre considerata marginale in ambito territoriale. Questo è un errore che da troppi anni la politica sta compiendo. Marginalizzare la specialistica ha prodotto danni e disservizi al Ssn e quindi ai cittadini/pazienti il più evidente dei quali è l’esplosione delle liste d’attesa. Fenomeno che può essere governato solo con il reale coinvolgimento degli specialisti ambulatoriali interni. Qualunque altra soluzione che prescinde da questa figura professionale, seppur fantasiosa, è destinata a fallire. E la testimonianza di ciò è l’allungamento, non più fisiologico ma patologico, dei tempi d’attesa”.
 
Per il segretario del SUMAI Assoprof è evidente che “il riconoscimento del ruolo della specialistica ambulatoriale interna come snodo fondamentale per il territorio significa, e qui vengo alle nostre richieste già avanzate al ministro della Salute, Roberto Speranza, anche in occasione del nostro ultimo Consiglio Nazionale, significa ammettere la necessità di aumentare a domanda le ore degli specialisti ambulatoriali che ne fanno richiesta, anche per attività mirate alla prossimità dell’assistenza specialistica, fino ad un massimo di 38 ore come previsto dall’Acn vigente. Ora la media è di 23 ore lavorate. È evidente che aumentando a chi è già in servizio le ore, a maggior ragione vista la sbandierata carenza di specialisti nel SSN, aumentano le prestazioni offerte e quindi diminuiscono le liste d’attesa”.
 
Perché è importante superare le incompatibilità tra pubblico e privato accreditato? “Perché questo principio non permette agli specialisti (che lavorano part time nelle strutture private accreditate, oggi inserite a pieno titolo come appartenenti alla sanità pubblica), di operare anche all’interno del Ssn a diretta gestione e viceversa. Il Sistema sanitario non è dunque attraente agli occhi di un giovane specialista ambulatoriale il quale, con un incarico iniziale di poche ore settimanali nel pubblico, non può lavorare anche nel privato accreditato per il tempo rimanente nonostante la sua retribuzione mensile lorda, nel pubblico, con poche ore di titolarità, sia bassa. In sostanza l’incompatibilità non permette ai giovani di vivere dignitosamente e di programmarsi un futuro considerato che all’estero gli offrono somme decisamente ben più consistenti. Nello specifico su questo punto il ministro ci ha fatto un’importante apertura annunciando un tavolo tecnico per valutare le proposte in materia di incompatibilità. Aspettiamo ora di capire, oltre alle buone intenzioni cosa si vuole fare per davvero.
 
Questo 2020 purtroppo si è aperto con notizie di cronaca decisamente preoccupanti per tutti noi operatori della sanità. Aggressioni, intimidazioni, violenze verbali nei confronti degli operatori sanitari hanno costellato i primi giorni dell’anno. Le risposte che da più parti si sono levate sono state per lo più di inasprimento delle pene contro chi aggredisce un medico, un infermiere, chiunque opera nella sanità per il bene della collettività. I tempi che viviamo forse reclamano iniziative di questo genere, però allo stesso tempo non credo che leggi più severe, anche se necessarie, riescano da sole a risolvere il problema. Perché se è vero che la società si è “imbarbarita” e che atteggiamenti che qualche anno fa erano ritenuti esecrabili oggi sono tollerati se non addirittura emulati, è altrettanto vero che le aggressioni sono figlie di un’offerta sanitaria sempre più povera che non dà risposte, figlie di un Ssn definanziato che costringe i professionisti a lavorare troppo, male e in condizioni spesso emergenziali.

Medici e pazienti – conclude Magi – sono dunque vittime di politiche scellerate che stanno smantellando il Sistema di sanità pubblica e gli operatori diventano la valvola di sfogo di frustrazioni e rabbia. L’unica risposta a tutto ciò è una decisa inversione di rotta che dia il segnale che si è capito, che ora basta davvero, che chi lavora nella sanità va protetto e sostenuto perché tutela il bene più prezioso per un essere umano: la sua salute. Il resto sono risposte semplici ad un problema complesso e come tali destinate a non durare o peggio a fallire”.

Share